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25.11.2016

Il costo dei rifiuti in Italia

Resta più o meno stabile la tassa sui rifiuti nel nostro Paese: nel corso del 2016, una famiglia media italiana ha pagato 297 euro (contro i 296 del 2015). La Campania è la regione più cara (427 euro annui), il Trentino Alto Adige quella più economica  (193 euro).  L’incremento maggiore invece in Molise (+10,9%), in particolare a Isernia dove la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti è salita a 202 euro rispetto ai 156 del 2015 (29,4%).

Confrontando i singoli capoluoghi di provincia, Belluno si rileva la città più economica (149 euro all’anno), Reggio Calabria la più costosa (579 euro).
Crescono anche i livelli di raccolta differenziata: nel 2014 (ultimo anno disponibile) secondo dati ISPRA; siamo arrivati a livello nazionale al 45,2% (+2,9% rispetto al 2013), mentre diminuisce del 6% lo smaltimento in discarica che nel 2014 si attesta al 31%. Anche in questo ambito, però le differenze territoriali sono notevoli: nelle regioni del Sud viene differenziato meno di un terzo dei rifiuti  (31%), al Centro si arriva al 40,8% e al Nord al 56,7%. Regioni virtuose nello smaltimento sono il Veneto e il Trentino Alto Adige, che differenziano circa il 67% dei rifiuti prodotti. Maglia nera invece alla Sicilia dove la raccolta differenziata è ferma al 12,5% (addirittura in diminuzione dello 0,8% rispetto al 2013); segue la Calabria con solo il 18,6% ma un incremento positivo del +3,8%.

E’ questo il quadro che emerge dalla annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che per il nono anno consecutivo ha realizzato un’indagine sui costi  sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia, prendendo come riferimento nel 2016 una famiglia tipo composta da 3 persone, con un reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. La ricerca è disponibile online, gratuitamente dietro registrazione, sul sito www.cittadinanzattiva.it

“In tema di smaltimento dei rifiuti continuano a registrarsi in molte aree del Paese ritardi ed inefficienze”, ha commentato Tina Napoli, responsabile delle politiche per i consumatori di Cittadinanzattiva, “mentre la transizione verso un’economia più circolare , prevista dalla strategia 2020, potrebbe essere un’occasione per costruire percorsi innovativi coinvolgendo in un circuito virtuoso cittadini, aziende ed istituzioni. Nei sistemi di economia circolare i prodotti mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile e non ci sono rifiuti. Quando il prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all’interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore e riuscire anche i costi legati al loro smaltimento”.

Un problema rilevante, esploso negli ultimi mesi in alcune città italiane, è quello dei rifiuti ingombranti e dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), cui dedicheremo un focus ed una guida specifica il prossimo mese, con la collaborazione di Ecodom.

Secondo il rapporto Rifiuti urbani 2015 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel 2014 in Italia sono state prodotte 29,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani con una media pro capite di 488 kg (+0,2% rispetto al 2013). Il 46% dei rifiuti urbani italiani è prodotto nelle regioni del Nord, il 32% nelle regioni del Sud ed il restante 22% in quelle centrali.
Per quanto riguarda la produzione pro capite la media più elevata è quella del Centro (547 kg), segue il Nord (496 kg) ed infine il Sud (443 kg). 
Molto evidenti le differenze regionali e provinciali non solo nella produzione e smaltimento dei rifiuti, ma anche nelle tariffe pagate dai cittadini.

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