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18.07.2019

Riciclare, quali comuni lo fanno davvero?

Riciclare, chi lo fa davvero?

Ecco quali sono le città senza rifiutiI comuni «rifiuti free» oggi sono 547 (il 7 per cento), trenta in più rispetto all’anno scorso. Ecco i dati dell’EcoForum

L’Earth Overshoot day, la data del sovrasfruttamento, è il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno. A calcolarlo, da 13 anni a questa parte, è il Global Footprint Network. Nel 2018, il giorno-limite è caduto il primo agosto: mai così presto. Le previsioni del 2019 sono peggiori: si parla del 29 luglio.

Cosa significa? Che per mantenere lo stile di vita e la produzione attuale, ci vorrebbero 1,75 pianeti Terra. In questo quadro che vede l’erosione del «capitale naturale» più veloce della sua rigenerazione, l’unica salvezza può venire dall’economia circolare, basata sul riciclo di oggetti e risorse che favorisce i risparmi energetici e diminuisce gli sprechi. «Per compiere la rivoluzione circolare in Italia, dobbiamo essere consapevoli e reattivi riguardo ai ritardi e agli ostacoli che ancora ci sono, e al tempo stesso occorre raccogliere e mettere in rete le eccellenze da valorizzare e diffondere sempre di più», sintetizza Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente (che ha promosso l’EcoForum sull’economia circolare dei rifiuti, insieme a La Nuova Ecologia e Kyoto Club, in collaborazione con Conai e Conou). Un obiettivo, che l’associazione promuove premiando i «comuni ricicloni»: quelli in cui la produzione di rifiuti pro-capite è più bassa.

In Italia, oggi la produzione media è di 487 chili di rifiuti l’anno a persona. Il 55 per cento di questi «rifiuti urbani» - 29,6 milioni di tonnellate a livello nazionale - viene intercettata dalla differenziata. Il dato sale al 66 per cento al Nord e scende al 42 per cento al Sud: un divario che fatica a colmarsi, anche perché il Sud paga la carenza di impianti di trattamento. La Sicilia è il fanalino di coda col 22 per cento di differenziata. Le eccellenze Poi ci sono, invece, le super-eccellenze, dove la media della produzione di «secco» pro-capite arriva al massimo a 75 chili l’anno.

Sono i comuni «rifiuti free»: oggi sono 547 (il 7 per cento dei comuni italiani), trenta in più rispetto all’anno scorso. Piccoli centri? Macché: anche capoluoghi come Treviso, Pordenone, Belluno e grandi città come Carpi e Empoli. «La raccolta differenziata non è che il primo passo propedeutico, ma non sufficiente, per superare i vecchi sistemi di smaltimento» aggiunge Zampetti. Il conferimento in discarica di una tonnellata di rifiuti - oltre ad andare in direzione contraria all’economia circolare - è anche costoso: 110 euro, contro i 90 del 2013. La vera sfida è disincentivare la produzione dei rifiuti e aumentare la qualità dei materiali raccolti. «L’Italia è uno dei Paesi europei più in linea con gli obiettivi di riciclo previsti dalla nuova direttiva comunitaria al 2025: li ha già raggiunti per tutti i materiali tranne che per la plastica, cui manca solo un 6%, che in sei anni sarà sicuramente colmato. È evidente - chiosa il presidente di Conai, Giorgio Quagliuolo - che il sistema funziona. C’è ancora molto da fare però. La differenziata deve crescere in qualità e in quantità, soprattutto in diverse aree del centro sud. Servono inoltre più investimenti e impianti di trattamento e preparazione per il riciclo, e resta fondamentale investire nell’eco-design e nell’innovazione a monte perché ogni pack sia progettato per avere impatti ambientali sempre più bassi».

Come si diventa un comune «rifiuti free»? Grazie a un sistema di gestione efficace (pubblico o privato), la raccolta porta a porta e una tariffazione che premia l’impegno a recuperare e non penalizzi con tasse più alte. I risultati non tardano ad arrivare. Uniti è meglio Basta guardare il caso di tredici comuni della provincia di Forli, che, nel 2018 hanno fondato la società «Alea Ambiente», per la raccolta porta a porta. In un anno, come ha spiegato il presidente Daniele Carboni, «abbiamo raggiunto l’80 per cento di raccolta differenziata, ridotto del 35 per cento il rifiuto prodotto e avuto 50mila tonnellate di secco in meno, destinate all’inceneritore».

Anche al Sud ci sono dati da primato, come quelli del comune di San Benedetto Ullano, 15 abitanti, sulle colline dell’oasi di Laghicello, in provincia di Cosenza. Nel 2015, il comune mandava il 100 per cento dei suoi rifiuti in discarica. Quattro anni dopo, è «rifiuti free», con una produzione pro capite di soli 48 kg l’anno: un decimo della media nazionale. «La notte in cui sono stati portati via gli ultimi cassonetti - confida il sindaco Rosaria Amelia Capparelli -non ho dormito.Temevo che ci sarebbero stati abbandoni e che la differenziata non decollasse, nonostante avessimo fatto un’opera di informazione capillare. E invece i cittadini ci hanno seguito in questa scelta,dimostrando di avere a cuore il proprio territorio. Certo, qualche fenomeno di abbandono permane, ma sono i soliti incivili. E adesso progettiamo di inserire la raccolta porta a porta anche del vetro e di altri materiali. Nella nostra zona, inoltre, si sta lavorando per la costruzione di un impianto di trattamento e questo potrebbe essere anche la spinta per altri comuni a passare alla differenziata». Generare esempi virtuosi.

Da Il Corriere della Sera del 17 luglio 2019 di Giovanna Maria Fagnani