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05.10.2018

Parchi di città invasi dai rifiuti

La Repubblica - 5 ottobre 2018

Quanti rifiuti nei parchi di città "E due su tre sono di plastica"

di Giacomo Talignani

Se siete seduti su una panchina di un parco italiano provate a guardarci sotto: quasi certamente ci saranno dei rifiuti e nel 60% dei casi saranno di plastica. Molto probabilmente un usa e getta, un bicchiere, un tappo, una bottiglietta o qualsiasi monouso destinato col vento a finire in canali, tombini e fiumi fino ad arrivare al mare. Dopo le indagini sullo stato di salute delle spiagge e delle acque, l'attenzione di Legambiente si è spostata sulle condizioni delle aree verdi e dei parchi italiani più vicini alle città.

Per la prima volta in Italia sono state mappate e analizzate le situazioni di 71 parchi, in 19 regioni, dove i cittadini avevano segnalato zone inquinate. Dalla sabbia al prato, anche qui la situazione non cambia: ogni metro quadrato calpestato i volontari hanno raccolto in media ben tre rifiuti e la maggior parte è di plastica.

Se lungo gli arenili l'80% dei detriti è composto da polimeri, nei parchi italiani questo materiale rappresenta il 65,8% dell'immondizia. Lo certifica il rapporto Park Litter 2018 che Legambiente ha da poco concluso all'interno della campagna "Puliamo il mondo": per tre mesi oltre 300 volontari hanno analizzato, catalogato e raccolto i rifiuti abbandonati nei parchi. In totale, su 7.400 metri quadrati dal Trentino sino alla Sardegna, hanno trovato oltre 23mila rifiuti.

Di questi, ben 15 mila erano composti da materiali in plastica di cui il 29% era usa e getta. "Dimostra che non è solo una questione di correnti, venti o mari inquinati da altri. La cattiva abitudine dei cittadini di abbandonare oggetti di plastica, spesso monouso, nei parchi è ben visibile: basta guardare vicino a ogni panchina. Sentivamo il bisogno, dopo aver analizzato le spiagge, di capire quali rifiuti l'uomo producesse vicino alle città, nelle aree comuni. Il risultato purtroppo è che anche qui la plastica è regina" spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.

Per assurdo, nonostante il 90% dei parchi studiati siano dotati di cestini, "soltanto il 13% aveva quelli per la differenziata. Serve maggiore attenzione da parte di amministrazioni e autorità per dotare queste aree di appositi contenitori per la plastica. E bisognerebbe pensare a vietare i monouso anche per i pasti consumati nelle aree verdi".

Poi, così come per gli oceani, c'è il problema mozziconi. Nel Parco di Monte Catalfano di Bagheria i volontari in 100 metri quadrati ne hanno contati addirittura 1000. Seicento cicche, nella stessa superficie, sono state raccolte per esempio nel parco di viale Donatori del Sangue di Pescarenico (Lecco), a San Rossore a Pisa o a Monfalcone.

"Esistono ordinanze, anche con multe salate: eppure i fumatori continuano a buttare mozziconi con naturalezza, come se fosse normale. Il fumo nei parchi dovrebbe essere vietato", suggerisce Zampetti.
Tra accendini, sigarette gettate con conseguente rischio incendi, involucri di plastica e pacchetti, il materiale legato ai prodotti da fumo recuperato nei parchi è quasi il 40% sul totale rifiuti. Molto di più rispetto a carta (16,7%) o metalli (10%).

Plastica abbandonata e mozziconi tratteggiano l'identikit dell'italiano incivile: "Si siede su una panchina, consuma e butta i rifiuti per terra o nei cespugli.
Oppure in cestini strabordanti: anziché portarsi a casa il rifiuto lo spinge a fatica nel cestino. Poi, col primo vento, questo fuoriesce. E solo il 27% dei bidoni dei parchi è dotato di coperchi". Un'idea per provare a salvaguardare i nostri parchi è imparare a conservare i rifiuti quando non si incontrano punti per la differenziata per poi buttarli a casa. O usare borracce: il 65% dei parchi è dotato di fontanelle, "Basta solo ricordarsi di riempirle", conclude Zampetti.

Da La Repubblica di oggi