Informazione > Notizie

20.10.2019

Dove finiscono i nostri RAEE?

Il viaggio illecito dei rifiuti elettronici

di Beba Minna

Per scoprire cosa inceppa il meccanismo, Altroconsumo ha coinvolto 200 cittadini che erano in procinto di cambiare il vecchio elettrodomestico. All’interno di ogni apparecchio (tra frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, congelatori e asciugatrici), abbiamo inserito un trasmettitore satellitare, una sorta di pulce elettronica che ci ha permesso di seguirne ogni spostamento. L’inchiesta è stata fatta in collaborazione con Ecodom, il consorzio italiano recupero e riciclaggio elettrodomestici. Il risultato? Quattro su dieci non arrivano nel luogo giusto, l’impianto autorizzato per trasformarli di nuovo in materie prime.

Per capire quali sono queste rotte illecite, dobbiamo fare un ripasso di quello che sarebbe il percorso giusto. Il cittadino per smaltire un rifiuto elettronico (i cosiddetti raee) ha due possibilità: il ritiro da parte degli addetti del comune oppure il servizio di ritiro gratuito da parte del negozio presso cui acquista il nuovo apparecchio. La prassi corretta vuole che gli elettrodomestici da buttare siano consegnati nell’isola ecologica o nei luoghi di raggruppamento previsti per i negozi. Dopo una sosta in queste piazzole, il raee è destinato a un impianto di trattamento per il riciclo. Tutto quello che non arriva qui finisce in una serie di destinazioni parallele, come rottamai, abitazioni private, parcheggi, magazzini anonimi o mercatini dell’usato. Alcuni elettrodomestici infatti, divenuti rifiuti, sono comunque stati rivenduti come usato, senza garanzie di sicurezza e tanto meno di affidabilità. Il tutto in assenza di controlli. E lo confermano i numeri: nell’inchiesta è emerso che su 174 apparecchi geolocalizzati, solo 107 hanno raggiunto l’impianto di trattamento atteso.

Ci sono stati anche tre casi in cui il raee viaggia inspiegabilmente da un’isola ecologica a un’altra. In un caso fa una sosta intermedia in un impianto di trattamento, che in realtà lo parcheggia momentaneamente senza trattarlo. Da qui poi viene spedito in un’altra isola ecologica, gestita guarda caso dal precedente proprietario, costringendo così i consorzi che si occupano del corretto trattamento dei rifiuti elettronici a pagare più volte per lo stesso raee: per il ritiro dalla prima isola ecologica (circa 100 euro a tonnellata per le lavatrici), poi per il trattamento (che non viene fatto), poi per il ritiro dalla seconda isola ecologica (altri 100 euro a tonnellata) e poi di nuovo per il trattamento. Un gioco delle carte che arricchisce chi lavora scorrettamente e che alla fine è pagato da noi cittadini.

Difficile avere certezze su come vengono trattati questi elettrodomestici, quello che è certo è che hanno preso strade lontane dalla legalità. Abbiamo denunciato al ministero dell’ambiente questi comportamenti. Ora però servono controlli più stringenti, regole sul mercato dell’usato, più informazioni per i cittadini, ma anche maggiori servizi perché non siano spinti a sbarazzarsi dei rifiuti in modo maldestro. E infine un aiuto ai consorzi di gestione dei raee, che non possono assumere il ruolo di sceriffi in questo far west.

Servizio completo su: https://www.altroconsumo.it/elettrodomestici/lavatrici/news/inchiesta-raee